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I Cambiamenti Climatici

Problemi globali necessitano di soluzione globali.

Yuval Noah Harari

I cambiamenti climatici sono già realtà e rappresentano una delle maggiori sfide che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni. I rischi per il pianeta e per le generazioni future sono enormi, e ci obbligano ad intervenire con urgenza.

Anidride Carbonica CO2

Si ritiene che la principale causa dei cambiamenti climatici in corso sia l’emissione incontrollata di gas serra, in primo luogo quella di anidride carbonica da parte dell’uomo. Questo gas contribuisce primariamente all’intensificazione dell’effetto serra e del conseguente surriscaldamento globale.

Secondo le osservazione del centro di Mauna Loa[1],la concentrazione media di CO2 annua globale è passata, negli ultimi 50 anni, da un livello di 310 parti per milioni (ppm) a 411 ppm.

La fonte primaria di emissione di CO2 sono i combustibili fossili; il CDIAC[2] (Carbon Dioxide Information Analysis Center) calcola annualmente le emissioni nazionali di CO2 derivanti dalla combustione di fossili, unite a quelle dovute dalla produzione di cemento e dalla bruciatura di gas naturale. Sulla base di queste informazioni, è stato realizzato il grafico successivo che mostra i Paesi per CO2 prodotta in migliaia di tonnellate (kton), sulla base degli ultimi dati disponibili relativi al 2014. Dai dati riportati dal CDIAC troviamo: la Cina, al primo posto con il 30% di emissioni sul totale, a seguire gli Stati Uniti, con il 15%, l’India con il 7% e la Russia con il 5%.

La principale conseguenza dell’incremento di anidride carbonica nell’atmosfera è il riscaldamento globale, ovvero l’incremento delle temperature medie della superficie della Terra, non riconducibile a cause naturali, riscontrato a partire dall’inizio del XX secolo.

Temperatura Terrestre

Nel 2016, secondo le misurazioni del NOAA Climate National Climate Data Center[3], la temperatura media terrestre (terra + oceani) è cresciuta di +1,2 °C rispetto la temperatura media dell’età pre-industriale (1° anno delle misurazioni corrisponde al 1880).

L’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) specifica che, per contenere l’aumento della temperatura media terrestre (rispetto all’era preindustriale) a + 2 °C, sarebbe necessario contenere le concentrazioni di CO2 entro le 450 ppm.

La risposta politica

A livello politico, alla conferenza sul clima di Parigi  del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale sul clima mondiale. A grandi linee, l’accordo prevede di:

  • mantenere l’aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi, e compiere sforzi per mantenerlo entro 1,5 gradi;
  • diminuire le emissioni di gas serra il prima possibile;
  • versare 100 miliardi di dollari ogni anno ai paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti;
  • controllare i progressi compiuti ogni cinque anni, tramite nuove conferenze.

In questo contesto, e per il futuro prossimo, Stati Uniti e Cina hanno grandi responsabilità. Durante la conferenza di Parigi, proprio gli Stati Uniti con Obama avevano indicato la direzione da seguire. Adesso, quello stesso Paese, ma sotto la guida di Donald Trump, si appresta ad abbandonare l’accordo. Nondimeno, la direzione strategica della Cina è abbastanza chiara: nel 2004 la produzione di CO2 si attestava sui 5.010.170 kton, oggi è arrivata a produrne 10.300.000 kton.

… e in Europa?

L’Unione Europea è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di riduzione dei gas serra nel rispetto degli accordi di Parigi. Abbiamo analizzato i dati forniti dall’Eurostat per trovare la conferma.

Percentuale di riduzione dei Gas Serra

Dal 1990 al 2016 l’Unione Europea ha diminuito complessivamente le emissioni di gas serra del 24%. (Obiettivo Accordo di Parigi: 20%)

Il grafico di seguito mostra la percentuale di riduzione dei gas serra dei singoli paesi dal 1990 al 2016.

In dettaglio, i Paesi che hanno ridotto maggiormente le emissioni di gas serra, sono i Paesi “più piccoli“, ovvero quelli con un minore numero di abitanti e PIL rispetto ai principali Paesi dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania).
Inoltre, dall’analisi risultano presenti anche Paesi che hanno incrementato le emissioni, a discapito dell’obiettivo complessivo, ad esempio: Spagna, Portogallo e Islanda.

Percentuale di spesa per il cambiamento climatico

L’UE continua a partecipare attivamente alla politica internazionale in materia di clima e ha aumentato i propri contributi ai finanziamenti per il clima che hanno raggiunto i 15,5 miliardi di euro nel 2016. (Obiettivo Accordo di Parigi: 100mld annui)

Il grafico di seguito mostra la percentuale di spesa per il clima, rispetto alla spesa complessiva dei singoli paesi al 2016.

Analizzando i dati di dettagli della spesa per il clima, in percentuale rispetto alla spesa complessiva di ogni singolo Paese emergono, su tutti ,Germania e Lussemburgo con il 6% della spesa totale dedicata ai Paesi in via di sviluppo, a seguire la Francia con il 3%.

Nonostante le divergenze interne e la necessità di uno sforzo maggiore da parte delle economia maggiormente sviluppate, l‘Europa sta rispettando gli obiettivi degli Accordi di Parigi.

Purtroppo però non sembra essere sufficiente, la soglia critica di +1.5°C è ormai vicina e gli effetti del surriscaldamento globale sono già oggi evidenti. Gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti, è aumentato il rischio desertificazione e i ghiacciai continuano a sciogliersi. Le produzioni alimentari riscontrano gravi perdite e si riduce la disponibilità di acqua. Tutto questo implica cambiamenti dei sistemi ecologici, forestali, marini ed inevitabili ripercussioni sul sistema socio-economico mondiale.


Riferimenti:

  1. Osservatorio Mauna Loa, Hawaii (NOAA-ESRL)
  2. CDIAC (Carbon Dioxide Information Analysis Center)
  3. GISTEMP Global Land-Ocean Temperature Index: Combined Land-Surface Air and Sea-Surface Water Temperature Anomalies [i.e. deviations from the corresponding 1951-1980 means]. Global-mean monthly […] and annual means, 1880-present, updated through most recent month.
  4. Eurostat

Codice GitHub:

Le fonti e il codice utilizzato sono stati pubblicati al seguente repository: od_climate_change

La città più pericolosa del Mondo

Ciudad de Juarez

Dal 2008 al 2012, la cittadina messicana al confine con gli Stati Uniti, Ciudad de Juarez, è stata ampiamente considerata il luogo più pericoloso della Terra. Nel 2010, la guerra tra i cartelli della droga ha raggiunto il suo apice con 3.766 omicidi[1].

Durante la lettura della serie di Don Winslow, Il potere del cane e Il cartello, sono rimasto colpito dalla spirale di violenza raccontata presso la cittadina messicana. Ciudad de Juarez è stata a lungo la città con più omicidi al mondo; oggi, dopo essersi spopolata è uscita dalla classifica delle 50 città non in guerra con il più elevato numero di omicidi[2].

Oggi (dati disponibili aggiornati al 2015), la classifica è guidata da Caracas (Venenzuela) con 3.946 omicidi, a seguire Cape Town (Sud Africa) con 2.451 e Fortaleza (Brasile con 2.422).

In termini di Paesi, invece, in testa troviamo il Brasile con ben 21 città presenti nella lista. A seguire il Venenzuela e il Messico. In questa lista non è presente nessun Paese Europeo…

In Europa

Per quanto riguarda l’Unione Europea è possibile analizzare il numero di omicidi per Paese attraverso gli OpenData raccolti e distribuiti da Eurostat.

La mappa di seguito mostra il numero di omicidi intenzionali nel 2014 (ultima serie storica disponibile), distribuiti per Paese dell’Unione Europea. Emerge che al terzo posto dei Paesi piú pericolosi, nell’Unione Europea, troviamo l’ Italia con 475 omicidi, dietro alla Germania e alla Francia.

Chart by Visualizer

…e in Italia

In Italia i principali OpenData sono distribuiti dall’ Istat, che contribuisce a sua volta al progetto Eurostat. Anche dal portale Istat, cosi come già riscontrato dal portale Eurostat,  il numero di omicidi intenzionali in Italia nel 2014 ammonta a 475.

Tuttavia, sul portale Istat, i dati sono presenti con maggiore granularità ed è possibile scendere a livello di regione e città.

Come si può notare, a livello di regioni il dato è fortemente concentrato in Campania, Lombardia e Lazio. Insieme, queste tre regioni, occupano circa il 40% del totale.

Chart by Visualizer

Tornando invece a livello di città, cosi come analizzato per Ciudad de Juarez, le più pericolose in Italia risultano essere, senza sorprese, Napoli (49), Roma (47) e Milano (30). Numeri tuttavia molto distanti da quelli che vengono riportati nella lista delle città più pericolose del mondo.

Chart by Visualizer

Riferimenti:

  1. The most dangerous place on Earth
  2. List of cities by murder rate

Codice GitHub:

Le fonti e il codice utilizzato sono presenti al seguente repository: od-crimini-ita.